Proposta di progetto su vasta scala del verde urbano di Vallecrosia, Imperia
Studio scientifico sulla bio-potenzialità delle aree verdi (ambiti) e le loro connessioni
Progettazione ultimata (Aprile 2009)
Nel Comune di Vallecrosia l’urbanizzazione degli anni 60-70, come in tante località Liguri, ha completamente rovinato la costa e il paesaggio.
La scarsa cura degli spazi verdi urbani ed extra-urbani e le zone pubbliche (piazze, strade) ha lasciato in eredità numerosi problemi di qualità della vita urbana e gravi problemi d’impatto ambientale ed estetico.
Questo ampio elaborato ha studiato il “sistema paesaggio”del Comune di Vallecrosia con un sistema scientifico che segue il concetto di bio-potenzialità del Dott. Prof. Ingegnoli.
Il sistema di elaborazione territoriale si basa, in sintesi, sulla quantità di “benessere” (biomassa,produzione di ossigeno,assimilazione di smog, habitat per specie animali e vegetali) che ogni singola “tessera” o “ambito” di paesaggio possiede e le sue interrelazione nel sistema.
Nel Comune di Vallecrosia trovammo dei valori di “bio-potenzialità” molto bassi, non tanto per la presenza di poche aree permeabili (campagne, boschi, spazi liberi dagli edifici e dalle strade), quanto per le connessioni tra loro.
Il progetto cercò così di potenziare i “corridoi” tra gli ambiti con interventi mirati. Pensammo di utilizzare degli interventi di ingegneria naturalistica per procedere al miglioramento sistematico di alcune aree corridoio tra gli ambiti e migliorarne alcuni.
Pensammo così di rimboschire un versante di una collina che aveva subito un forte incendio una quindicina di anni prima.
Pensammo di ripiantare dei Pinus halepensis e dei Pinus pinaster. Affinché l’intervento avesse successo progettammo delle “tasche di terra” con palizzate, così che guadagnassimo più suolo fertile per le nuove plantule e vincessimo così la pendenza del sito.
La palizzata viva è uno dei sistemi di ingegneria naturalistica più elementari. Esso si basa sulla semplice realizzazione (utilizzando quanto più possibile elementi presenti sul posto) di una piccola palizzata in legno alta non più di 50-60 cm, assicurata da due o più paletti verticali conficcati nel terreno. Riempita di terreno e piantata, la palizzata è destinata a scomparire, grazie agli agenti esogeni, lasciando così l’alberello ormai radicato, rinfrancare da sé il terreno e la superficie del versante con il suo apparato aereo e radicale.
Un altro intervento consistette nel cercare di inverdire alcune sponde del fiume Verbone, assicurandole con interventi misti di gabbioni e palificate vive.
La prima tecnica consiste nel riempire con pietre presenti sul sito d’intervento, a mano o con una pala meccanica , una gabbia pre- saldata appositamente creata. Come pietre di un grande muro, i gabbioni vengono impilati ed alternati, realizzando così l’argine fluviale. Si possono porre, in taluni casi, anche delle talee di salice passanti la gabbia nel terreno retrostante, che vegeteranno nel tempo e consolideranno la sponda fluviale, rinverdendola.
Le palificate vive sono un sistema più complesso, ma donano un risultato più efficace nel tempo.
Infatti le palificate sono un intreccio di tronchi accatastati l’uno sull’altro,secondo un schema definito che forma un “terrapieno rivestito in legno”. Mano a mano che si procede con gli strati di terra e quindi di tronchi intrecciati, si posano le talee che spuntano dal fronte della palificata. Analogamente alla gabbionata viva, la palificata scomparirà nel tempo e lascerà una sponda fluviale con vegetazione consolidata e potenziale.